Quantcast
Channel: VICE IT - NOISEY
Viewing all articles
Browse latest Browse all 3944

La notte in cui Laurent Garnier ha politicizzato la musica dance

$
0
0

Il primo agosto 1971 George Harrison e Ravi Shankar hanno organizzato una raccolta fondi per la crisi dei rifugiati bangladini. Eric Clapton, Ringo Starr, Bob Dylan e Billy Preston, più altri quarantamila fan si sono riuniti al Madison Square Garend di New York per un evento che era il precursore dei concerti di beneficenza. La filantropia incontra il pop in un nuovo e potente strumento per sostenere cause caritatevoli. La chitarra diventa la chiave per aprire menti e portafogli delle masse.

Bob Geldof era la versione di Harrison sotto steroidi. Con la sua volontà di portare sotto i riflettori la carestia in Etiopia con Live Aid ha catapultato il concerto di beneficenza nel prime time della coscienza borghese. Dopo aver mobilitato tutte le star che aveva in rubrica ha mescolato lo sfarzo del pop con la triste realtà dell'Africa. Visivamente era una spettacolo schizofrenico: icone pop con la manicure appena fatta che suonavano le loro hit per i fan più accaniti mentre le telecamere trasmettevano primissimi piani delle loro ugole intervallati da immagini di bambini gonfi per la fame che tengono in mano una ciotola piena di polvere. Un contrasto così potente che ha spezzato i cuori e aperto i portafogli di un mare di gente e, ad oggi, Live Aid è l'evento più grande nella storia della musica, nonché quello che ha prodotto gli introiti più alti.

Se escludiamo il remix per "Feed The World" di David Guetta, la musica dance non si era mai inserita nell'equazione della carità ­— dopotutto è la sorella brutta della musica pop, quella che non si può portare agli eventi mondani. Evitata dai media di massa perché ci sono i drogati che sudano, la fratellanza spontanea tra gli appassionati di musica dance ha assorbito questa negatività come una profezia inevitabile e ha iniziato a considerarsi parte di una minoranza di appestati. Durante gli anni Novanta in Inghilterra, quando il governo ha deciso di reagire al movimento rave, i partecipanti alle feste si sono ritrovati a dover inquadrare il loro cervello in uno schema di controcultura; le loro vite erano divise tra la normalità dei giorni feriali e gli sporchi segreti delle feste sovversivi a cui partecipavano durante il weekend. La politica e l'economia non erano argomenti di cui si poteva discutere sul dancefloor, il luogo in cui i mali del mondo venivano lavati via sotto una cascata di ecstasy e ore di smaccellamento.

 

Poi arriva Laurent Garnier, Maestro e gran corridore di rischi. Il padrone di casa era l'Electric Chair di Manchester e il clima era piuttosto pesante dopo la decisione del governo inglese di invadere l'Iraq, nel 2003. Beccare nell'àmbito politico non è la norma per un DJ del circuito, visto che di solito i club sono da considerarsi piccole oasy dagli sbattimenti quotidiani e dalle preoccupazioni che ci schiaccano gli emisferi, almeno secondo la stampa generalista. Ma Laurent aveva una visione diversa e coraggiosamente ha deciso di fare una mossa che avrebbe potuto costargli la carriera: ha suonato il pezzo disco-protesta di Edwin Starr, "War". Il risultato? Niente denuncia da qualche gruppetto di moralisti, né la pista svuotata, niente di negativo insomma, anzi: l'opposto.

Garnier ha organizzato la sua bravata per benino e ha ribaltato sottosopra il club. Il testo "War, what is it good for" ha colpito un nervo scoperto. La reazione a catena tra la folla è stata frenetiva, quasi come se il tuo calciatore preferito avesse appena fatto un gol in finale di qualche coppa—uomini adulti si sono messi a gridare e saltare come quelli in prima linea al Victory Day.

I resident dell'Electric Chair e i promoter di The Unabombers ricordano la scena come fosse ieri: "È stata una notte magica, una di quelle che succedono ogni dieci anni. C'era una sincronia d'intenti e di emozioni perfetta ed eravamo tutti uniti su quella pista. Un momento benedetto in cui ognuno si sente tutti quanti e tutti quanti si sentono uno. Mi è capitato davvero poche volte, qualcosa di così bello e spontaneo che è impossibile teorizzarlo, qualcosa che succede e basta. Ore di dischi spirituali da tutti gli angoli suonati con la perizia di un maestro, niente cazzate con il controller, niente tecnicismi, niente slanci di ego da EDM, solo una perfetta consapevolezza di cosa significhi fare il DJ e bassi dallo spazio profondo. Una notte magica."

Era un miscuglio senza precedenti di attivismo politico ed estasi edonista. Gurnivism, è stata la risposta improvvisata della musica dance a Live Aid. La clubland britannica raramente si era associata a questioni socio-politiche, ma in quell'occasione è stata provocata da un selezionatore intraprendente, Laurent Garnier che, per un breve momento, ha assunto il ruolo di filantropo. Il Geldof dell'elettronica.

Electric Chair celebra il suo ventesimo anniversario quest'anno. Se vuoi farti un capodanno speciale clicca qui.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 3944

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>