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Com'è convivere con ansia e depressione quando fai la musicista

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"Vorrei riuscire a scrivere canzoni che parlino di qualcosa che non sia la morte", canta un filo di ragazza con la faccia rossa in un'aula devastata. Dice di essere una maratoneta, ma anche che si è slogata la caviglia. Fuma, ma le fa schifo e si sente i polmoni pesanti. Lo fa con una voce che è poco più di un sussurro, aiutata da due timidi coretti e una chitarra soffice. Lo fa per due minuti e poi basta.

Quella ragazza l'hanno vista settecentomila volte, anche un po' di più. Si chiama Julien Baker ed è nel video di "Sprained Ankle", il pezzo che l'ha resa famosa. Alla fine è riuscita a fare canzoni che non parlano solo di morte, ma la fine è un sottotesto costante della sua musica: della propria salute fisica e mentale, di un'amicizia o di un amore.

Non è scontato, in Italia, trovare musicisti che parlino di sé senza una qualche forma di filtro. Che si tratti di pop, itpop o cantautorato, le nostre voci narranti sembrano evitare di scoprire all'ascoltatore le zone più dolorose del loro intimo. Sono istrioni, stramboni, innamoratissimi, maschere, presi male ma un po' bohemien, maschi alfa, femmine forti. E allora l'ascoltatore bisognoso di sfumature e nervi scoperti che non voglia rivolgersi alle scene punk, emo, hardcore o rap resta quasi a bocca asciutta. A meno che non sappia l'inglese e si diriga verso artiste come Julien, ovviamente.

julien baker
Fotografia di Nolan Knight

E fin qua d'accordo. Ma che cosa ne pensa, invece, del rapporto tra giovani rapper e salute mentale, della mitizzazione dello Xanax, del sottotesto di abusi che macchia le reputazioni di artisti come XXXTentacion? "Lui è un'altra storia. Una volta che sono venuta a sapere delle accuse nei suoi confronti non sono più riuscita ad ascoltarlo. Quando ho sentito Lil Peep la prima volta mi è piaciuto molto, ma ho un problema - a parte quello che gli è successo, che è stata una tragedia - ci sono state un sacco di persone che lo conoscevano, sapevano quello che faceva e ascoltavano le sue canzoni. Ma nessuno è riuscito a intervenire".

Julien conclude: "Di Lil Xan neanche ti parlo, con un nome così... mi piace molto Denzel Curry, però, perché evidenzia quanto questa cultura sia distruttiva. In 'Percs' dice "Perché ti ficchi tutta quella roba in corpo?" Penso sia enorme che qualcuno si renda conto che non è una cosa figa da fare o che, come canta, 'Non è cambiato niente da quando Peep è morto'. Perché la cultura hip-hop non ha dato una risposta? Ci sono momenti di luce e momenti di buio, come la vicenda di X. Ma non è niente di nuovo, continuando il paragone con la scena emo e pop punk: ci sono un sacco di band composto da cinque tizi bianchi che invitano ragazzine sul loro bus per fare chissà cosa. È un problema sociale condiviso da tutti i generi".

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