Michael Vuong, classe 1995, è di Parma ma da due anni vive a Milano, dove studia design degli interni al Politecnico, campus Bovisa. Gli dico che pure io lassù ci ho passato tre anni della mia vita, che per nulla al mondo ci tornerei, ma che so cosa significa portare avanti un certo tipo di studio e non accontentarsene.
Micheal fa rap da quando ha quindici anni, adesso ne ha venti e poco a poco sta buttando fuori gemme interamente autoprodotte, risalenti agli ultimi due anni di attività. Il suo alias è Mike Lennon, e sono abbastanza sicura che in futuro continueremo a sentire parlare di lui. "100" è la seconda di queste gemme, arriva a distanza di neanche due mesi da "Lost Souls," e abbiamo il grosso onore di presentarvela in esclusiva come videopremiere qua sopra. Il video è stato pensato, realizzato e montato da Mike stesso, mentre "Lost Souls" vede la collaborazione della crew Hiii Boys. Goddamit è il nome che Mike si dà quando produce, quindi gli unici credits da segnalare sono solo ed escusivamente al signor Vuong. Ancora indecisa se essere più gasata per la traccia, il video o per la generica boccata d'ossigeno che questa combinazione di cose comporta, decido di contattarlo e congratularmi di persona.
Noisey: Innanzitutto complimenti per il pezzo e per il video. Stupendi entrambi.
Mike: Grazie! Il video a differenza di quello di "Lost Souls" è un'idea mia. L'ho montato da solo.
Fico. Nel testo dici che hai iniziato a fare musica a quindici anni, raccontami un po'.
Sì, a quindici anni ho iniziato ad approcciarmici grazie a mio padre, che mi aveva regalato un microfono. Ho iniziato a registrarmi le canzoncine in camera. Dopodiché ho raccolto le tracce che avevo registrato in un mixtape. Era tutto in italiano, ma è durato pochissimo. Di lì a poco ho capito che l'inglese era l'unica via. A questo punto per esigenze anche economiche, e poi perché non sono uno a cui piace chiedere in giro favori, ho iniziato anche a produrmi le basi. Sono di Parma, e quando sono venuto a Milano a studiare mi sono cercato uno studio per continuare a registrare, oltre a quello a Parma. Da un anno e mezzo mi tengo a un buon livello e faccio solo roba che piace a me. Ogni volta che mi capita produco o registro.
Foto via Facebook.
Capito. Che background musicale hai?
Il mio panorama musicale è sempre stato molto vasto. Ho cominciato da piccolo ascoltando i Beatles... poi mio cugino mi ha fatto sentire i primi pezzi di 50 Cent e rap, ma in generale non mi sono fermato a un genere fisso. Ho tantissima musica sul computer, e la tengo lì perché una cosa che mi piace molto fare è campionare da magari tracce funk o soul.
Come fai a conciliare studio e musica?
È un bel casino e c'è bisogno di un sacco di sacrificio, ma ce la faccio. Sacrifico la notte e sto sveglio, faccio quello che riesco. Per me è stato importante perlomeno capire che il miglior modo di lavorare è da soli; in questi anni ho sempre avuto a che fare con gente che o non aveva i miei stessi interessi, o non credeva abbastanza in me. Ho avuto un po' di momenti difficili, ma sto continuando a farlo perché ci credo veramente. Vorrei trasferirmi in America prima o poi, e fare musica lì. Questo uno dei motivi per cui ho scelto di cantare in inglese.
Di dove sei originario?
Vietnam. Mio padre del sud, mia madre del nord. Sono venuti in Italia per ragioni completamente diverse, mio padre come rifugiato politico ai tempi di guerra, aveva la mia età o forse qualche anno in più. Mia madre invece per studio. Sono qua da un bel po', quasi trent'anni. Io invece là non ci torno da quando avevo nove anni. Ci vorrei tornare e magari girarci un video... anche per riscoprire le mie origini. Mi sento un ibrido. I miei sono divorziati da quando ero piccolo, quindi ho vissuto sempre con mia madre e suo marito, che è italiano. Poi ho un sacco di parenti in America, un po' sparsi ovunque. Anche se ho vissuto in una realtà così piccola come quella di Parma, sono sempre stato uno da grosse compagnie. Mi trovo bene con i miei amici, ma per lavorare è sempre meglio stare da soli. Sono poche le persone che fanno quello che faccio io, anche qui a Milano, dove sembra che ci sia molto più movimento.
Cosa ascolti al momento?
Per quanto riguarda la musica il mio modello del momento è Schoolboy Q. Poi vabe', Kanye West, l'ultimo di Chance The Rapper che è fighissimo. Anche James Blake mi è piaciuto, e non c'entra nulla con l'hip-hop. Kaytranada ha fatto un album spettacolare, è una bomba. Poi Craig David, Post Malone, Young Thug, Asap Rocky e Ferg, Kendrick... Wiz Khalifa. Lui è uno che apprezzo sia per la musica che per l'approccio ad essa; sono uno che elogia molto la marijuana e forse per quello lo vedo come esempio positivo per tutto.
Giusto. Cosa ha in mente quindi per il futuro più immediato?
Guarda, quello che esce oggi è solo un antipasto. Le hit più belle ancora non sono uscite. Uscirà un mixtape che conterrà tutte le tracce degli ultimi due anni, con una connessione sonora particolare. Non c'è un genere di riferimento, come ti dicevo, ne mischio sempre tanti insieme e non so distinguerli più. Non saranno tante tracce perché non mi piace l'idea di far uscire una roba sovraffollata di musica, vanno bene poche tracce. Sento la necessità di far uscire questa cosa perché so che è pronta a trasmettere agli altri il proprio—il mio—carattere. Se suona uguale a tutto il resto o ripetitivo prima o poi lo verrò a sapere, ma secondo me no. È frutto di un percorso abbastanza lungo.
Per il resto sto cercando di creare una sorta di piattaforma per persone creative che lavorano insieme a dei progetti. Non si tratta di avere un team di artisti ma di progetti per dare un medesimo carattere a più cose, dal punto di vista visivo e musicale. Un nome che accomuni grafici, designer, videomaker... magari un giorno potrebbe anche divetare un'etichetta, non so. I progetti sono tanti, ci vuole tempo e possibilità.
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